La riforma, questa sconosciuta

Quando organizzo i seminari, come quello di  sabato scorso sulla riforma del Terzo Settore, non so mai come andrà e puntualmente mi assale l’ansia da prestazione.

Poi, quando arriva il giorno fatidico, mi trovo davanti tante persone diverse, per età, professione, esperienze, ecc.

Ma tutte con gli occhi vispi, con la voglia di parlare, chiedere e partecipare.

Persone che rappresentano un ventaglio di organizzazioni anch’esse diverse tra loro, sia per tipologia associativa che per ambito di intervento.

E ogni volta mi ritrovo a pensare che questo quadro così vivace e complesso rappresenta la ricchezza della nostra società civile. Per me è bello farne parte.

 

Le domande: molte e dirette

Al seminario di sabato scorso hanno partecipato circa 30 organizzazioni diverse (OdV, APS, cooperative sociali, ecc.).

Le persone che le rappresentavano hanno chiaro il valore del proprio impegno.

Sanno che senza il loro lavoro la comunità perderebbe servizi importanti (sociali, assistenziali e culturali).

Quindi avevano bisogno di capire come organizzarsi per affrontare i cambiamenti dettati dalla riforma.

Essendo tutte organizzazioni diverse, le domande sono state tante e riferite a molti argomenti: da quelle più basilari sull’assenza di scopo di lucro, a quelle più complesse riguardanti le cooperative sociali.

Ho notato però che tutti hanno ascoltato con le orecchie bene aperte ogni risposta, afferrando qualsiasi informazione potesse essere utile alla propria organizzazione.

Questo mi ha fatto molto piacere, perché vuol dire che si sono messi in gioco e hanno cercato di trarre il maggior beneficio possibile da questo incontro.

Hanno partecipato anche alcuni consulenti del Terzo Settore, cosa che mi ha confermato il grande bisogno di informazioni anche tra gli addetti ai lavori.

 

I nodi della riforma

Tutti hanno capito che la riforma chiederà loro più trasparenza, più precisione ed un gran flusso di informazioni da trasmettere al  Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

Questo di per sé non è vissuto come un male, ma mette i dirigenti di fronte alla necessità di investire più tempo nella gestione amministrativa e contabile dell’associazione, magari togliendo tempo ed energie ai servizi svolti (ma per questo possiamo possiamo dare una mano noi,  basta scriverci).

D’altronde sui principi di trasparenza e accountability si basa l’intera riforma e tutte le fonti di finanziamento odierne, quindi il Terzo Settore deve farci i conti.

Anche la possibilità di trovare nuovi volontari passa per la capacità di saper comunicare i valori della nostra organizzazione e l’impatto che i nostri servizi hanno sulla comunità.

Quindi il concetto di rendicontare (economicamente e socialmente) è centrale per il futuro di ogni organizzazione non profit.

L’altro filone di preoccupazione riguarda i  documenti che devono ancora essere emanati  (decreti attuativi, circolari ministeriali, circolari dell’Agenzia delle Entrate, ecc.).

La riforma ha dettato la linea e fornito i principi, ma senza questi documenti non è possibile avere un quadro complessivo dei cambiamenti che ogni organizzazione dovrà affrontare.

Basti pensare all’impatto delle nuove norme sui contratti con la Pubblica Amministrazione o alle regole fiscali sulle raccolte fondi.

 

Da soli non si può

Di buono c’è che nessuna organizzazione è costretta ad affrontare da sola questo passaggio delicato.

E non dovrebbe farlo, se i dirigenti vogliono costruire la nuova casa comune su fondamenta solide.

Non c’è una ricetta valida per tutte le organizzazioni. Bisogna valutare cosa conviene fare in base alle attività svolte, al tipo di entrate che si ha (e che si vorrebbe avere in futuro) e a molti altri fattori.

Per questo è importante chiedere consiglio a consulenti esperti del Terzo Settore.

Noi di tornaconto&c. abbiamo seguito i lavori della riforma fin dall’inizio.

In questo sito ci sono tanti articoli di approfondimento sull’argomento e risposte (vedi la sezione  “tornaconto&. risponde”).

Poi ci sono i seminari gratuiti, la  newsletter  e la nostra consulenza sui casi specifici (chiedici come funziona).

Ora tocca alle organizzazioni non profit mettersi in gioco e affrontare i cambiamenti, con fiducia e tenacia. Cose che a loro non mancano di certo.

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